micaela_crisma@yahoo.it
Ognuno di noi in qualche modo
ripete col partner degli schemi di relazione che ha appreso da bambino con i
propri genitori. Questi schemi ci sono così familiari che nemmeno ci rendiamo
conto di possederli, salvo notare, ogni tanto, casualmente, che il partner
assomiglia un po' a un genitore (madre o padre, il genere è indifferente in
questo caso). Quando da adulti scegliamo un partner, cerchiamo in questa
relazione la soddisfazione dei nostri bisogni affettivi. Dopo la fase iniziale
di innamoramento in cui, letteralmente, “l'amore è cieco”, iniziano i primi
normali dissapori. Chi ha avuto delle solide esperienze di attaccamento sicuro
non si lascerà abbattere e le affronterà per quel che sono, piccoli ostacoli da
superare per rafforzare il rapporto. Chi però ha avuto esperienze di cura
ambivalenti, trascuranti o caratterizzate da incoerenza risponderà in modo
molto diverso. Si sentirà punto sul vivo e reagirà mettendo in atto una
reazione tipica, quella che per anni gli/le ha permesso di sopravvivere nella
famiglia d'origine. Una piccola separazione diventa un abbandono e si reagisce
come se quest'ultimo fosse la realtà. Un'incomprensione viene interpretata come
un inganno, un tradimento o una dimostrazione che quello che la coppia sta
vivendo non è vero amore. Il partner, a sua volta, porta con sé i propri schemi
e reagirà al comportamento più o meno appropriato (accuse di tradimento,
abbandono, rimostranze, ecc.) seguendo la propria dinamica affettiva tipica.
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