di Antonella Deponte (dr.deponte@gmail.com)
Questa non è una recensione sul film (che non ho visto), né sul libro (che non ho letto). Questa è una riflessione sul chiacchiericcio che impazza in questi giorni intorno a film e libro, anzi libri, dal momento che si tratta di una trilogia. Perchè parlare delle parole che vengono usate per vendere il prodotto, anziché parlare del prodotto?
Questa non è una recensione sul film (che non ho visto), né sul libro (che non ho letto). Questa è una riflessione sul chiacchiericcio che impazza in questi giorni intorno a film e libro, anzi libri, dal momento che si tratta di una trilogia. Perchè parlare delle parole che vengono usate per vendere il prodotto, anziché parlare del prodotto?
A mio avviso, è
opportuno parlarne perché tutto il battage pubblicitario, le
innumerevoli recensioni e discussioni – più o meno create ad arte,
più o meno guidate – arrivano a molte persone, anche a chi non
accederà direttamente alla fonte, anche ad adolescenti. Molte di
queste parole mi hanno colpito e preoccupato, perché influenzano la
cultura, provocano sulla percezione della coppia e della donna
effetti più subdolamente perversi di tutte le 50 sfumature del
titolo.
Leggo ad esempio che
il film avrebbe oscurato, per non dire eliminato, tutta la
descrizione del piacere femminile, che sembra essere una delle
caratteristiche principali del libro. Il libro viene celebrato per
l'importanza con cui sottolinea il piacere di lei, profondendosi in
dettagliate descrizioni, dicono.
Fin qui, potrei
concludere che l'attenzione si volge finalmente alla sessualità
femminile, benchè lo faccia in un modo che è stato definito “soft
porn” e sgrammaticato (ahimè, il principale motivo che mi
trattiene dal leggere un libro, qualsiasi libro: sapere che è
scritto male).
Evviva quindi il
focus delle masse e dei letterati sulla donna nella sua integrità
psico-fisica, su quella componente ancora misteriosa e segretamente
temuta del suo stare al mondo qual è il piacere sessuale,
commistione unica di corpo e mente, espressione intima e poderosa
della vitalità di una persona. Peccato che di tutta questa
celebrazione si perda traccia nel film. Ma.... c'è un ma.
La trilogia narra
una storia di sottomissione e di violenza.
Perchè celebrare il
piacere femminile attraverso una storia dove la sottomissione della
donna all'uomo è tanto volontaria quanto totale abdicazione di sé?
Siamo alle solite:
c'è la povera Cenerentola, di cui si prenderà cura il ricco
principe. Lo farà a sculacciate e frustate, ma tant'è. Il tutto
condito dall'”Io ti salverò” di crocerossina memoria.
É storia vecchia:
alla donna è concesso provare piacere, ma solo in un rapporto di
sottomissione all'uomo, solo rispondendo con obbedienza cieca a tutte
le sue perversioni, solo se questo piacere si accompagna
inestricabilmente al dolore.
Tutto è cambiato,
nulla è cambiato.
Figlie mie,
benvenute nel mondo dove finalmente si farà più attenzione a voi.
Per legarvi meglio.