di Antonella Deponte
Il mio cuore
batte come il tuo. È questo il rivoluzionario messaggio che “Il
gioco del rispetto” vuole portare nelle nostre scuole
dell'infanzia.
Parla di
uguaglianza, parla di diversità. Perchè ciascuna persona ha valore
in sé, perché ciascuno è a suo modo diverso. A quel che posso
vedere, il gioco del rispetto dimostra che nel diverso da me, anche
nel costituzionalmente diverso da me, posso trovare qualcosa di mio.
Posso trovare un cuore che batte, una mente che pensa. Qualcosa che
renda possibile la comunicazione e la relazione. Dimostra che
nessuno, maschio o femmina che sia, mi è totalmente estraneo perché
condividiamo emozioni, sensazioni, aspirazioni e desideri.
La presentazione del
progetto propone di “insegnare ai bambini il rispetto di genere e
il superamento di stereotipi e discriminazioni”. Sì, perché gli
stereotipi si interiorizzano da piccoli, in età prescolare. Tutti i
modelli proposti dalla società - implicitamente ed esplicitamente -
vengono interiorizzati da piccoli, quindi è nell'interesse di tutti
che si cerchi di favorire l'interiorizzazione di modelli anziché di
stereotipi, di atteggiamenti di rispetto anziché di discriminazione.
Ritengo che sia quello che ogni genitore pensante cerca di fare,
ritengo che sia quello che possiamo chiedere a ogni agenzia
educativa.
C'è chi pensa che
lavorare alla riduzione degli stereotipi di genere significhi
produrre confusione nell'identità sessuale dei bambini. Scusate, ma
è come pensare che professarsi mussulmano significhi aspirare al
terrorismo, tanto per restare nel tema delle grandi paure che stanno
attanagliando le nostre comunità in questo periodo.
Ma vediamo più da
vicino questo progetto che tanto polverone ha scatenato. Prendiamoci
cinque minuti per leggere il materiale messo abbondantemente a
disposizione. Mi fermerò al materiale presente fino a ieri
(10/03/2015) in rete. Da oggi infatti il materiale è molto di più,
al punto da mettere a rischio alcuni aspetti metodologici e alcuni
diritti di coloro che ci hanno lavorato.
Mi fermerò anche ad
un'analisi del “come” piuttosto che del “cosa”, sia perché i
contenuti sono stati spiegati e commentati ampiamente da altri, sia
perché il progetto è notevole proprio per la competenza, la cura e
il rigore scientifico del suo impianto. Molte altre attività che
vengono proposte ai nostri figli hanno credenziali infinitamente
minori.
Ad ogni modo, ecco
quello che si poteva desumere dalla lettura delle informazioni sul
progetto “Gioco del Rispetto”.
1. E' rivolto a
bambini in età prescolare, perché come si diceva prima è a
quell'età che cominciano a interiorizzarsi stereotipi e pregiudizi.
Ora, l'Italia è al 69° posto al mondo per parità di genere
(http://reports.weforum.org/global-gender-gap-report-2014/rankings/),
si capisce che un po' di strada da fare ne abbiamo, meglio
cominciare...
2. I genitori
vengono informati e devono esprimere il consenso o meno alla
partecipazione. Fa strano che ci sia stato qualche genitore che
affermi di non essere stato informato, perché oltre ad essere un
illecito, la collaborazione della famiglia è preziosa, è
nell'interesse stesso di chi promuove il progetto rendersi
disponibile a ogni chiarimento o informazione ulteriore che si
rendesse necessaria. I recapiti delle responsabili del progetto sono
indicati molto più chiaramente del recapito del responsabile di
filiale della mia banca quando voglio un'informazione sul conto...
2. Gli insegnanti
vengono formati, viene consegnato il kit che contiene il materiale di
gioco e che per un mese viene messo a disposizione dei bambini
durante le ore di attività scolastica. Passato il mese, le
ricercatrici raccolgono le osservazioni e i dati. Ops. Orrore. Dati?
Quindi sperimentazione? Quindi bambini-cavie? Attenzione. Rigore
scientifico non è una parolaccia. Rigore scientifico è
quell'insieme di metodologie condivise a livello internazionale e
storicamente consolidate che permette di valutare le ipotesi e gli
interventi. É quell'insieme di procedure che permette di dar ragione
– o meno – del proprio operato e di capirne la portata.
L'”osservazione” (vedi le foto riprese da
http://www.triesteprima.it/cronaca/esperimenti-hot-all-asilo-toccamenti-e-scambi-d-abito-per-i-bambini.html
in data 10/03/2015) non è la schedatura
(sic!), è una tecnica non invasiva e metodologicamente ineccepibile
confermata da decenni di utilizzo su scala mondiale. Se qualcuno ha
dubbi, basta che consulti un qualsiasi manuale di metodologia della
ricerca. Ve ne sono di ottimi, anche scritti da uomini, se questo vi
dà più sicurezza.
3. No alla
sperimentazione sulla pelle dei bambini. E qui sono perfettamente
d'accordo. Infatti l'osservazione, come spiegavo prima, è una
tecnica per definizione non invasiva. Tra l'altro, permette la mera
registrazione del comportamento, non la correzione, in qualsiasi
direzione.
I giochi proposti
rientrano nella normale varietà di attività che i bambini
spontaneamente agiscono. Normalmente, i dati vengono analizzati in
forma aggregata e anonima proprio a tutela dei partecipanti. Inoltre,
da decenni le metodologie di ricerca e di intervento sono sottoposte
a Codici Etici e Deontologici che mettono al centro l'interesse
prioritario delle persone partecipanti.
Come scrivevo sopra,
da oggi si trova in rete l'intero materiale prodotto, liberamente
consultabile da chiunque. Spero che venga trattato con la delicatezza
che merita, perché si tratta di materiale pensato e costruito con
pazienza e competenza. É questo il motivo della riservatezza che
finora lo ha circondato, non certo propositi complottistici di
alterazione dell'ordine naturale. É materiale costruito pensando ai
bambini che lo useranno per divertirsi e per sperimentare. Sì,
sperimentare: cosa che fanno in ogni momento della giornata.
Sperimentare abilità, relazioni, modi di stare al mondo: con la
curiosità e l'innocenza che troppa fretta abbiamo di adeguare alle
nostre categorie pantofolaie.
PS: cosa sono le
categorie pantofolaie? Ve lo racconto in un altro post ;-)