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martedì 25 agosto 2015

Genitori sì, genitori no

di Antonella Deponte (dr.deponte@gmail.com)



Si fa un gran parlare di genitorialità, in questo periodo, e la cronaca offre molti spunti di discussione. Si sa, la vita precede e supera la teoria, interpella e insiste finché non ha risposta e se ne frega, se i modelli degli esperti non sono già pronti o le norme morali non comprendono esattamente il caso.
Mettiamoci pure un po' di manipolazione ad hoc, vuoi per vendere di più, vuoi per condizionare i temi del dibattito pubblico, ed ecco il tema scottante di chi deve decidere cosa fa o non fa un buon genitore, cos'è cosa non è, quale livello di salute mentale è auspicabile per abbracciare la progenie.
Definire ciò che rende una persona un buon genitore non è facile. Già il fatto di chiederselo, aiuta a diventarlo. Cercare una risposta non solipsistica nel confronto con gli altri, è un buon metodo per lavorare alla propria capacità genitoriale. Mettersi di fronte ai propri figli consapevoli che sono persone intere con la loro individualità e la loro (futura) storia, è un passo avanti. Considerare che i figli non sono “diritti” ma aprono una strada piena di doveri e responsabilità e bellezze, è un altro passetto. Cercare di essere esempi credibili, un po' maldestri, sicuramente perfettibili, a volte persino lievemente patetici (siamo tutti un po' patetici, a volte), è un gran salto. Riuscire a mettere da parte, almeno parzialmente, almeno temporaneamente, i propri desideri e le proprie necessità e le proprie aspettative per far spazio all'inestricabilmente “altro” che è ogni figlio... qui siamo quasi al piano della virtù. 
Eppure è una virtù necessaria. Accettare la sfida coinvolgente e appassionante di accompagnare lo sviluppo degli uomini e delle donne di domani non è un lavoro part-time, né full-time, né un lavoro. Potremmo dire che è una missione, se non corressimo il rischio di metterci addosso i panni del salvatore e di cadere in deliri di quasi-onnipotenza (sì, perché la nostra influenza sui figli è enorme, ma l'educazione è relazione, contempla in sè l'azione e la reazione dell'altro).
Detto questo, è sufficiente farsi un breve esame di coscienza per evitare giudizi affrettati e poco competenti sulle altrui capacità, e rimettersi a lavorare sulle proprie. Sperando e pregando che il seme cada sulla buona terra, e che non arrivino troppe tempeste. 

Photo by D Sharon Pruitt