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domenica 15 marzo 2015

Il mio cuore batte come il tuo



di Antonella Deponte


Il mio cuore batte come il tuo. È questo il rivoluzionario messaggio che “Il gioco del rispetto” vuole portare nelle nostre scuole dell'infanzia.
Parla di uguaglianza, parla di diversità. Perchè ciascuna persona ha valore in sé, perché ciascuno è a suo modo diverso. A quel che posso vedere, il gioco del rispetto dimostra che nel diverso da me, anche nel costituzionalmente diverso da me, posso trovare qualcosa di mio. Posso trovare un cuore che batte, una mente che pensa. Qualcosa che renda possibile la comunicazione e la relazione. Dimostra che nessuno, maschio o femmina che sia, mi è totalmente estraneo perché condividiamo emozioni, sensazioni, aspirazioni e desideri.
La presentazione del progetto propone di “insegnare ai bambini il rispetto di genere e il superamento di stereotipi e discriminazioni”. Sì, perché gli stereotipi si interiorizzano da piccoli, in età prescolare. Tutti i modelli proposti dalla società - implicitamente ed esplicitamente - vengono interiorizzati da piccoli, quindi è nell'interesse di tutti che si cerchi di favorire l'interiorizzazione di modelli anziché di stereotipi, di atteggiamenti di rispetto anziché di discriminazione. Ritengo che sia quello che ogni genitore pensante cerca di fare, ritengo che sia quello che possiamo chiedere a ogni agenzia educativa.
C'è chi pensa che lavorare alla riduzione degli stereotipi di genere significhi produrre confusione nell'identità sessuale dei bambini. Scusate, ma è come pensare che professarsi mussulmano significhi aspirare al terrorismo, tanto per restare nel tema delle grandi paure che stanno attanagliando le nostre comunità in questo periodo.
Ma vediamo più da vicino questo progetto che tanto polverone ha scatenato. Prendiamoci cinque minuti per leggere il materiale messo abbondantemente a disposizione. Mi fermerò al materiale presente fino a ieri (10/03/2015) in rete. Da oggi infatti il materiale è molto di più, al punto da mettere a rischio alcuni aspetti metodologici e alcuni diritti di coloro che ci hanno lavorato.
Mi fermerò anche ad un'analisi del “come” piuttosto che del “cosa”, sia perché i contenuti sono stati spiegati e commentati ampiamente da altri, sia perché il progetto è notevole proprio per la competenza, la cura e il rigore scientifico del suo impianto. Molte altre attività che vengono proposte ai nostri figli hanno credenziali infinitamente minori.
Ad ogni modo, ecco quello che si poteva desumere dalla lettura delle informazioni sul progetto “Gioco del Rispetto”.
1. E' rivolto a bambini in età prescolare, perché come si diceva prima è a quell'età che cominciano a interiorizzarsi stereotipi e pregiudizi. Ora, l'Italia è al 69° posto al mondo per parità di genere (http://reports.weforum.org/global-gender-gap-report-2014/rankings/), si capisce che un po' di strada da fare ne abbiamo, meglio cominciare...
2. I genitori vengono informati e devono esprimere il consenso o meno alla partecipazione. Fa strano che ci sia stato qualche genitore che affermi di non essere stato informato, perché oltre ad essere un illecito, la collaborazione della famiglia è preziosa, è nell'interesse stesso di chi promuove il progetto rendersi disponibile a ogni chiarimento o informazione ulteriore che si rendesse necessaria. I recapiti delle responsabili del progetto sono indicati molto più chiaramente del recapito del responsabile di filiale della mia banca quando voglio un'informazione sul conto...
2. Gli insegnanti vengono formati, viene consegnato il kit che contiene il materiale di gioco e che per un mese viene messo a disposizione dei bambini durante le ore di attività scolastica. Passato il mese, le ricercatrici raccolgono le osservazioni e i dati. Ops. Orrore. Dati? Quindi sperimentazione? Quindi bambini-cavie? Attenzione. Rigore scientifico non è una parolaccia. Rigore scientifico è quell'insieme di metodologie condivise a livello internazionale e storicamente consolidate che permette di valutare le ipotesi e gli interventi. É quell'insieme di procedure che permette di dar ragione – o meno – del proprio operato e di capirne la portata. L'”osservazione” (vedi le foto riprese da http://www.triesteprima.it/cronaca/esperimenti-hot-all-asilo-toccamenti-e-scambi-d-abito-per-i-bambini.html in data 10/03/2015) non è la schedatura (sic!), è una tecnica non invasiva e metodologicamente ineccepibile confermata da decenni di utilizzo su scala mondiale. Se qualcuno ha dubbi, basta che consulti un qualsiasi manuale di metodologia della ricerca. Ve ne sono di ottimi, anche scritti da uomini, se questo vi dà più sicurezza.
3. No alla sperimentazione sulla pelle dei bambini. E qui sono perfettamente d'accordo. Infatti l'osservazione, come spiegavo prima, è una tecnica per definizione non invasiva. Tra l'altro, permette la mera registrazione del comportamento, non la correzione, in qualsiasi direzione.
I giochi proposti rientrano nella normale varietà di attività che i bambini spontaneamente agiscono. Normalmente, i dati vengono analizzati in forma aggregata e anonima proprio a tutela dei partecipanti. Inoltre, da decenni le metodologie di ricerca e di intervento sono sottoposte a Codici Etici e Deontologici che mettono al centro l'interesse prioritario delle persone partecipanti.

Come scrivevo sopra, da oggi si trova in rete l'intero materiale prodotto, liberamente consultabile da chiunque. Spero che venga trattato con la delicatezza che merita, perché si tratta di materiale pensato e costruito con pazienza e competenza. É questo il motivo della riservatezza che finora lo ha circondato, non certo propositi complottistici di alterazione dell'ordine naturale. É materiale costruito pensando ai bambini che lo useranno per divertirsi e per sperimentare. Sì, sperimentare: cosa che fanno in ogni momento della giornata. Sperimentare abilità, relazioni, modi di stare al mondo: con la curiosità e l'innocenza che troppa fretta abbiamo di adeguare alle nostre categorie pantofolaie.


PS: cosa sono le categorie pantofolaie? Ve lo racconto in un altro post ;-)