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martedì 17 febbraio 2015

#50sfumaturedigrigio

di Antonella Deponte (dr.deponte@gmail.com)

Questa non è una recensione sul film (che non ho visto), né sul libro (che non ho letto). Questa è una riflessione sul chiacchiericcio che impazza in questi giorni intorno a film e libro, anzi libri, dal momento che si tratta di una trilogia. Perchè parlare delle parole che vengono usate per vendere il prodotto, anziché parlare del prodotto?
A mio avviso, è opportuno parlarne perché tutto il battage pubblicitario, le innumerevoli recensioni e discussioni – più o meno create ad arte, più o meno guidate – arrivano a molte persone, anche a chi non accederà direttamente alla fonte, anche ad adolescenti. Molte di queste parole mi hanno colpito e preoccupato, perché influenzano la cultura, provocano sulla percezione della coppia e della donna effetti più subdolamente perversi di tutte le 50 sfumature del titolo.
Leggo ad esempio che il film avrebbe oscurato, per non dire eliminato, tutta la descrizione del piacere femminile, che sembra essere una delle caratteristiche principali del libro. Il libro viene celebrato per l'importanza con cui sottolinea il piacere di lei, profondendosi in dettagliate descrizioni, dicono.
Fin qui, potrei concludere che l'attenzione si volge finalmente alla sessualità femminile, benchè lo faccia in un modo che è stato definito “soft porn” e sgrammaticato (ahimè, il principale motivo che mi trattiene dal leggere un libro, qualsiasi libro: sapere che è scritto male).
Evviva quindi il focus delle masse e dei letterati sulla donna nella sua integrità psico-fisica, su quella componente ancora misteriosa e segretamente temuta del suo stare al mondo qual è il piacere sessuale, commistione unica di corpo e mente, espressione intima e poderosa della vitalità di una persona. Peccato che di tutta questa celebrazione si perda traccia nel film. Ma.... c'è un ma.
La trilogia narra una storia di sottomissione e di violenza.
Perchè celebrare il piacere femminile attraverso una storia dove la sottomissione della donna all'uomo è tanto volontaria quanto totale abdicazione di sé?
Siamo alle solite: c'è la povera Cenerentola, di cui si prenderà cura il ricco principe. Lo farà a sculacciate e frustate, ma tant'è. Il tutto condito dall'”Io ti salverò” di crocerossina memoria.
É storia vecchia: alla donna è concesso provare piacere, ma solo in un rapporto di sottomissione all'uomo, solo rispondendo con obbedienza cieca a tutte le sue perversioni, solo se questo piacere si accompagna inestricabilmente al dolore.
Tutto è cambiato, nulla è cambiato.
Figlie mie, benvenute nel mondo dove finalmente si farà più attenzione a voi. Per legarvi meglio.