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mercoledì 8 ottobre 2014

Training all'autostima - NOVEMBRE

Dopo il grande successo ottenuto grazie al training all'assertività, vi proponiamo, sperando di raccogliere lo stesso entusiasmo e partecipazione, un nuovo training per potenziare una componente molto importante per il benessere psicologico, l'Autostima!
Chi sperimenta bassa autostima, non sentendosi sufficientemente sicuro del proprio valore e delle proprie qualità, evita di scegliere e agire per un eccessivo timore di sbagliare, sperimenta maggior incertezza e difficoltà a staccare dalla situazione problematica per cercare una soluzione e quando vive un insuccesso soffre maggiormente, associando l’accaduto esclusivamente ad una sua mancanza mentre quando sperimenta un successo tende a svalutarlo, sminuirlo.
La base da cui partire è quella di considerare che una bassa autostima non è una condizione permanente; ci sono dei momenti e dei periodi particolari in cui la nostra autostima è bassa e altri no.
Durante il training all'autostima affronteremo tematiche quali:
- Scoprire quali sono i propri valori fondamentali e quindi fare chiarezza con se stessi rispetto quello che si vuole e quello che non si vuole nella propria vita.
- Riconoscere le proprie emozioni distruttive: imparare a riconoscere ed entrare in contatto con emozioni maggiormente sane e che ci sostengano nei momenti di difficoltà.
- Lavorare sull’immagine di se: molto spesso ci armiamo di buoni propositi e determinazione (voglio dimagrire, voglio smettere di fumare etc..) ma se prima non modifichiamo l’immagine che abbiamo di noi stessi tenderemo inconsciamente a sabotarci.
Il training si svolgerà in 4 giornate da 4 ore ciascuno, dalle 9 alle 13, presso la sede di Via Genova 14 a Trieste, nei giorni di:
- sabato 15 novembre
- sabato 22 novembre
- sabato 29 novembre
- sabato 13 dicembre.
Il prezzo è davvero molto contenuto, come è nostra abitudine, 150 euro, con lo sconto del 10% per i soci A.C.C.S.E.

sabato 18 gennaio 2014

Come Michelangelo, dal modello alla vita

di Antonella Deponte (dr.deponte@gmail.com)


Qualche tempo fa, una giovane studiosa dall'animo gentile mi scrisse per chiedere il mio parere sull'influenza che le esperienze vissute nel rapporto con i genitori possono avere nella vita di una persona. Le risposi così...


Cara A., se non sbaglio, mi chiedi quanto è importante la presenza dei genitori e i modelli che ci propongono, e quanto influenzano la nostra capacità di amare e le nostre relazioni da adulti. In linea di massima, tutta la psicologia dà molta importanza alle esperienze che passiamo nei primi anni della nostra vita, quindi nei primi rapporti sociali che sperimentiamo: quelli con le cosiddette "figure di riferimento", primariamente madre e padre. Relazioni "sane" e "positive" con i genitori sono alla base della nostra fiducia negli altri, della nostra capacità di prenderci cura di noi e - a nostra volta - di prenderci cura degli altri. Costituiscono modelli che poi useremo in qualche modo in tutte le relazioni: amicali, affettive, lavorative.
Dall'altra parte, relazioni genitori/figli fortemente disturbate possono contribuire a disagio sociale, a disadattamento in varie forme, anche a malattie psichiche importanti. 
Detto questo però, bisogna aggiungere altre cose che la psicologia - e l'esperienza quotidiana - ci dicono, ma che spesso passano un po' inosservate:
- pur essendo importanti, madre e padre non sono le uniche persone adulte con cui il bambino si relaziona, Spesso, lì dove la figura genitoriale è più debole (e ciascun genitore è "debole" su qualche cosa) facciamo riferimento ad altre persone che ci danno positività e sicurezza: altri familiari, fratelli maggiori, insegnanti, educatori, amici... insomma, siamo capaci di assorbire il "bene" ovunque sia, e nei nostri modelli mentali entra il contributo di tutte le persone che incontriamo.
- spesso, una storia familiare di rapporti difficili o di vera e propria inadeguatezza genitoriale può essere un punto di partenza per il giovane e l'adulto verso una elaborazione più consapevole e più lucida del proprio Sè, rispetto a chi, non dovendo elaborare traumi o risolvere problemi, talvolta si limita ad applicare per imitazione quello che ha vissuto. 
- se è vero che alcune relazioni sono più sane e altre meno sane o malate, la relazione perfetta e perfettamente sana NON esiste, possiamo parlare solo di modelli più o meno buoni. Anche perchè quello che potrebbe essere "perfetto" per me non lo è per te, quello che va bene per la mia prima figlia non va bene per il mio secondo figlio, e così via.
- infine, quello che interiorizziamo attraverso le nostre precoci esperienze familiari sono appunto "modelli". Hai presente il modello che gli artisti si mettono davanti agli occhi per ricavarne un quadro, una scultura, un'opera d'arte? Il modello è lo stesso, eppure il risultato potrebbe essere un capolavoro o una "crosta",  venir espresso con una visione realista, un fumetto, un'opera cubista o impressionista... insomma portare a risultati molto diversi dal modello originale.


Tutto questo per dirti che il modello sì, è importante, è importante il tipo di relazioni che abbiamo vissuto nella nostra famiglia, ma più importante è quello che decidiamo di fare noi, con quel modello. Michelangelo insegna che da un informe pezzo di pietra si può ricavare una Pietà sublime...